Ai.Bi. autorizzata a operare in Nigeria. L’Africa nuova frontiera della adozione internazionale

www.aibi.it
15 April 2019

Ai.Bi. authorized to operate in Nigeria. Africa is the new frontier of international adoption

With the most populous country on the continent, the countries of equatorial Africa rise to six, with Ai.Bi.

Good news on the international adoption front. After seven years, new horizons are reopened, in particular towards Africa, the continent towards which, due to a series of factors, not least migration and demographic pressure, global attention is increasingly being concentrated .

In fact, in recent days the news that Ai.Bi. - Amici dei Bambini, has been authorized by CAI - International Adoptions Commission to operate in Nigeria. The African country, which does not participate in the 1993 Hague Convention on the protection of minors and cooperation in the field of international adoption, finds its reference legislation on the subject of extra-national adoptions in the Child's right act of 2003 and in the African charter on the rights and welfare of the child, entered into force November 29, 1990, in addition to a law of 1968 originally drafted for adoptions in the State of Lagos.

This is important news, because, to date, only an Italian association was operating at those latitudes. As a result, the number of adoptions was very low: eight Nigerian children adopted altogether between 2016 and 2017, with an incidence on total international adoptions of approximately 0.25%. For 2018, according to the data currently made available by the CAI, they were allowed to enter Italy from Nigeria for international adoption a minor in January, two in February and two in April.

Little thing for a country that, demographically, is in full explosion: the most populous of the continent with over 190 million inhabitants, with projections that foresee the achievement of 400 million by 2050. In the face of these data, adoption is still a difficult subject in Nigeria, where there is no central authority dealing with the subject and where prejudices, due to the scourge of human trafficking and minors, are strong. In 2016, international adoptions from the United States in the country amounted to 121, of which 61% for children from one to four years of age, in 2017 they were 176 and, from October 2017 to September 2018, 173. In 2018, however Concerning France, three Nigerian minors were adopted, two between the ages of zero and two and one over six years old.

With the authorization for Nigeria, however, Ai.Bi. extends its presence in equatorial Africa, a territory that represents the future main basin for the organization in the international adoption sector, with several interested countries such as Kenya (the debate on the reopening of international adoptions is underway at the level of society civil), the Democratic Republic of the Congo (the same CAI is working to reopen through bilateral agreements with Italy), Ghana (which has just approved a new law for international adoptions), Congo Brazavile (in definition of the 'actualization of the procedures for a resumption of the acquisition of the mandates) but also Burundi and Uganda, the latter country for which Ai.Bi. is awaiting a response from CAI on the authorization request to operate.

Italian:

Con il Paese più popoloso del continente salgono a sei i Paesi della Africa equatoriale che vedono la presenza di Ai.Bi.

Una buona notizia sul fronte della adozione internazionale. Dopo ben sette anni, si riaprono nuovi orizzonti, in particolare modo verso l’Africa, il continente verso il quale, per una serie di fattori, non ultimi i fenomeni migratori e la pressione demografica, si sta concentrando sempre di più l’attenzione mondiale.

È infatti dei giorni scorsi la notizia che Ai.Bi. – Amici dei Bambini, è stata autorizzata dalla CAI – Commissione Adozioni Internazionali a operare in Nigeria. Il Paese africano, che non partecipa della Convenzione dell’Aja del 1993 sulla protezione dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale, trova la propria normativa di riferimento in materia di adozioni extra-nazionali nel Child’s right act del 2003 e nell’African charter on the rights and welfare of the child, entrata in vigore il 29 novembre del 1990, oltre a una legge del 1968 originariamente redatta per le adozioni nello Stato di Lagos.

Si tratta di una notizia importante, perché, ad oggi, solo un’associazione italiana era operativa a quelle latitudini. Di conseguenza, il numero delle adozioni era molto basso: otto bimbi nigeriani adottati complessivamente tra il 2016 e il 2017, con un’incidenza sul totale delle adozioni internazionali dello 0,25% circa. Per il 2018, stando ai dati ad oggi messi a disposizione dalla CAI, sono stati autorizzati a fare ingresso in Italia dalla Nigeria per adozione internazionale un minore a gennaio, due a febbraio e due ad aprile.

Poca cosa per un Paese che, demograficamente, è in piena esplosione: il più popoloso del continente con oltre 190 milioni di abitanti, con proiezioni che prevedono il raggiungimento di 400 milioni entro il 2050. A fronte di questi dati, l’adozione è ancora un tema difficile in Nigeria, dove non esiste un’autorità centrale che si occupi dell’argomento e dove i pregiudizi, a causa della piaga del traffico di esseri umani e di minori, sono forti. Nel 2016 le adozioni internazionali dagli Stati Uniti nel Paese ammontarono a 121, di cui il 61% per bimbi da uno a quattro anni di età, nel 2017 furono 176 e, da ottobre 2017 a settembre 2018, 173. Nel 2018, per quanto invece riguarda la Francia, sono stati adottati tre minori nigeriani, due di età compresa tra zero e due anni e uno di oltre sei anni.

Con l’autorizzazione per la Nigeria, comunque, Ai.Bi. estende il proprio bacino di presenza in Africa equatoriale, un territorio che rappresenta il futuro bacino principale per l’organizzazione nel settore della adozione internazionale, con diversi Paesi interessati come il Kenya (il dibattito sulla riapertura delle adozioni internazionali è in corso a livello della società civile), la Repubblica Democratica del Congo (la stessa CAI è al lavoro per una riapertura tramite accordi bilaterali con l’Italia), il Ghana (che ha appena approvato una nuova legge per le adozioni internazionali), il Congo Brazavile (in definizione dell’attualizzazione delle procedure per una ripresa dell’acquisizione dei mandati) ma anche il Burundi e l’Uganda, Paese quest’ultimo per il quale Ai.Bi. è in attesa di risposta dalla CAI sulla richiesta di autorizzazione a operare.

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